La serie di opere “Grovigli” sono ammassi di fili intricati che ricordano i meandri complessi del cervello.
Meandri multiformi che parlano di perdizione e redenzione, di coraggio e paura, di bene e male, di misteri occulti e segreti gelosamente custoditi.
Intrecci inestricabili, labirinti complicati, nei quali è facile smarrirsi, tuttavia con un forte desiderio di districarli in qualche modo.
Dunque i garbugli di Minoliti simboleggiano il caos, ma allo stesso tempo lo sforzo di imporgli un ordine.
Occorre coraggio e intelligenza nell’intraprendere un percorso tortuoso dall’inizio fino alla fine.
Già il mito del Minotauro ci racconta che Teseo riuscì a tornare indietro, dopo aver abbattuto il mostro, solo grazie al filo di Arianna, un gomitolo da srotolare all’ ingresso per ritrovare l’uscita.
Il filo di Arianna esprime dunque la nostra volontà razionale: solo affrontando un percorso si può vincere il terrore del mostro e tornare indietro trasformati e iniziati ad una nuova vita.
Benché i grovigli dell’artista siano racchiusi in spazi apparentemente limitati, indicano un viaggio oltre il limite, verso una dimensione ancora da esplorare.
In breve, il groviglio è l’emblema universale della ricerca dell’infinito, e dunque del “plus ultra”, del non-limite da parte di noi esseri finiti e limitati.
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